Basta scorrere i dati pubblicati nell’inchiesta de “Il Sole 24 Ore” di lunedì 25 aprile per rendersi conto che la scelta della Cassa del Notariato di “investire” proprie risorse nel sostegno anche dei giovani notai è non solo vincente ma pienamente rispondente alle necessità di una professione che fa i conti con i cambiamenti già in atto.
La digitalizzazione è solo uno degli elementi che sono già entrati nella nostra quotidianità ed è impensabile, oggi, che uno studio notarile non faccia i conti con la messa in campo di strumenti nuovi ed efficienti, che si interfaccino direttamente con la Pubblica Amministrazione o con gli Enti interessati. Così come è evidente che aprire uno studio notarile o accedere alla professione abbia dei costi maggiori rispetto ad un decennio fa.
Affitto del locale, pc, stampanti, collegamenti e software dedicati, assunzione di personale specializzato, sono solo alcuni degli elementi che gravano pesantemente sulle tasche del neo professionista che non ha sempre alle spalle famiglie in grado di sostenerlo, non più di quanto abbiano già fatto affrontando i costi, non certo economici, inerenti la formazione scolastica e professionale del proprio figlio.
Ma tornando alla Cassa e alle scelte lungimiranti, in aiuto al giovane iscritto arriva il prestito d’onore, un finanziamento fino a 60.000 euro che il neo notaio può ottenere per affrontare le spese di apertura dello studio.
Il contributo viene concesso sugli interessi del prestito d’onore proposto dalla Banca Convenzionata con la Cassa, o da altro ente creditizio a scelta del richiedente, sino al 100% dei relativi interessi, entro l’importo massimo stabilito annualmente dal Consiglio di Amministrazione.
Le spese “ammissibili”, da sostenersi in base al piano di investimento allegato alla domanda, che danno diritto al contributo sono:
Da sottolineare che nell’ultimo triennio, la Cassa del Notariato ha riconosciuto ai notai iscritti contributi per oltre 5 milioni di euro sui circa 18 milioni di euro del prestito d’onore. Contributi che, come ipotizzato, sono stati destinati proprio all’informatizzazione.
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