Presentazione del documento di previsione
Il bilancio di previsione della Cassa Nazionale del Notariato nel 2021 presenta un avanzo economico di 1,014 milioni di euro, inferiore ai 3,136 milioni di euro quantificati nelle proiezioni finali dell’esercizio corrente. Tale risultato scaturisce dalla contrapposizione dei ricavi, quantificati in previsione in 300,313 milioni di euro ed i costi, il cui ammontare complessivo viene stabilito in 299,299 milioni di euro; rispetto alla proiezione 2020 si registra un decremento sia dei ricavi che dei costi, rispettivamente del 5,45% e 4,83%.
Le riserve patrimoniali dell’Associazione, incrementate dell’avanzo stimato nelle proiezioni 2020 (3,136 milioni di euro) e del risultato gestionale individuato nelle previsioni 2021 (1,014 milioni di euro), raggiungeranno alla fine del prossimo esercizio l’importo di 1,518 miliardi di euro, dimensione sufficiente a garantire la copertura delle cinque annualità di pensioni erogate (l’indice di copertura a fine 2021 è previsto pari a 6,84).
L’andamento dell’avanzo economico, sia della proiezione 2020 che della previsione 2021, è legato naturalmente al volume dell’entrata previdenziale della contribuzione notarile, la cui entità ha subito una notevole riduzione nell’esercizio in corso a causa della diffusione pandemica da Covid 19. Il propagarsi dell’epidemia, e tutte le misure governative decise per limitarne la diffusione, hanno avuto un impatto profondo sia sulle abitudini della popolazione, incidendo sulla quotidianità familiare e lavorativa, sia sul contesto economico/sociale e di conseguenza produttivo. Gli accadimenti ai quali abbiamo assistito alla fine del mese di febbraio avevano fatto subito comprendere che il virus stava colpendo in maniera importante anche il nostro Paese e che l’emergenza sanitaria si sarebbe trasformata presto anche in emergenza economica e finanziaria, con ripercussioni su tutto il tessuto economico e sociale. Il lockdown, inizialmente circoscritto alle così dette “zone rosse”, è stato successivamente esteso a tutto il Paese, con il blocco totale dei movimenti personali ritenuti non indispensabili, la chiusura della maggior parte delle attività commerciali e imprenditoriali e la conseguente forte limitazione delle attività degli studi professionali, compresi quelli notarili. Dopo un’estate relativamente tranquilla, dal mese di settembre sta pesando però ancora l’incertezza legata all’aumento dei contagi a livello nazionale e internazionale che, in caso di nuovi lockdown più o meno generalizzati e blocchi delle attività per eventuali focolai, rischia di pesare su qualsiasi progetto di rilancio economico del Paese.
Delineare scenari e prospettive in seguito a questi fenomeni così terribilmente incerti e instabili, è sicuramente difficoltoso: unica certezza è infatti la discesa di quasi tutti gli indici delle attività economico/produttive italiane e internazionali che avranno bisogno di un significativo lasso temporale per recuperare.
Dalle proiezioni formulate nell’esercizio 2020 la dinamica repertoriale, a causa della crisi economica conseguente alla diffusione del Covid 19, dovrebbe far rilevare un risultato negativo di circa il 15% (repertorio atteso 2020 è di circa 647,200 milioni di euro, contro un repertorio a consuntivo 2019 di 762,917 milioni di euro), che porterebbe l’entrata previdenziale contributiva a 252,000 milioni di euro, contro i 293,904 milioni di euro del 2019, considerando prudenzialmente nei mesi agosto/dicembre un gettito contributivo inferiore di circa il 6% rispetto al 2019. Coerentemente con l’andamento repertoriale generale negativo evidenziato, si rileva che il numero degli atti stipulati nel periodo considerato è diminuito del 25,0%, corrispondente a circa 574 mila sottoscrizioni in meno rispetto allo stesso periodo del 2019.
Per supportare la categoria la Cassa è immediatamente intervenuta sospendendo il versamento dei contributi previdenziali per tutto il periodo compreso tra il 20 marzo e il 26 maggio 2020 relativamente, quindi, agli onorari prodotti nei mesi di competenza di febbraio, marzo ed aprile, prevedendone il regolamento, senza applicazione di sanzione e interessi, in un’unica soluzione entro il 26 luglio 2020 oppure mediante la corresponsione di un numero massimo di tre rate mensili di pari importo a decorrere dal mese di luglio 2020.
Per sostenere gli iscritti il Consiglio di Amministrazione della Cassa si è, inoltre, attivato per garantire una nuova linea di finanziamento chirografo con la UBI Banca ed ampliato la gamma delle offerte dei servizi resi, anche tramite convenzioni con importanti Istituti di Credito, idonei a sostenere le esigenze di liquidità degli studi notarili e gestire al meglio l’operatività quotidiana.
Nel 2021 si auspica di poter rivedere i primi segnali di cessata emergenza e conseguentemente di ripresa economica. La contribuzione corrente previdenziale proveniente dagli Archivi Notarili è prevista infatti raggiunga una valorizzazione nel 2021 pari a 263,340 milioni di euro (corrispondente ad un repertorio di 676,400 milioni di euro), evidenziando pertanto un andamento lievemente superiore (+4,5%) rispetto alle proiezioni formulate per il 2020 (252,000 milioni di euro).
La contribuzione prevista è calcolata in virtù delle aliquote deliberate dall’Assemblea dei Rappresentanti nel settembre 2013 (pari al 22%, per gli atti di valore compreso tra 0 e 37 mila euro, e 42%, per gli atti di valore superiore ai 37 mila euro - aliquote in vigore dal 1° gennaio 2014), contribuzione che non può non tener conto, naturalmente, della proporzione dei due imponibili repertoriali.
I costi per le prestazioni correnti istituzionali sono quantificati per il 2021 in 229,628 milioni di euro (223,813 milioni di euro per la previdenza e 5,815 milioni di euro per l’assistenza) contro 224,100 milioni di euro totali della proiezione finale 2020.
Le prestazioni correnti previdenziali (che rappresentano per l’esercizio 2021 il 74,78% del totale dei costi previsti) vengono fissate, come accennato, in 223,813 milioni di euro, con un incremento dell’2,48% rispetto alle proiezioni finali dell’esercizio in corso (+5,413 milioni di euro) riconducibile principalmente all’andamento della spesa per pensioni.
Le prestazioni di quiescenza continuano ad evidenziare un andamento crescente legato sia al ciclo economico interno sia, soprattutto, all’aumento della vita media della popolazione. Il trend di crescita delle prestazioni a domanda, rallentato nel 2015/2016 in occasione dell’incremento dei repertori notarili, dal 2017 sembrerebbe essere tornato a salire, anche se a livelli inferiori rispetto ai periodi della crisi 2013/2014.
In merito al computo del costo di competenza delle pensioni dell’esercizio 2020, si segnala che il Consiglio di Amministrazione della Cassa nella seduta dell’8 maggio 2020, in applicazione dell’art.22, comma 5 del Regolamento per l’Attività di Previdenza e Solidarietà, ha deliberato di escludere l’applicazione del meccanismo di perequazione delle pensioni per l’esercizio in corso, nonostante la determinazione dell’indice ISTAT al 31/12/2019 (+0,5%) e della variazione della media individuale dei contributi versati alla Cassa nel biennio 2018/2019 (+0,4%, 46.694 euro nel 2018 e 46.875 euro nel 2019). La decisione assunta dal Consiglio di Amministrazione della Cassa è correlata naturalmente al notevole e significativo impatto della crisi economica sull’attività notarile, dovuta all’eccezionale emergenza sanitaria per il diffondersi dell’epidemia da Covid 19, e alla prioritaria esigenza del mantenimento dell’equilibrio di bilancio e della sostenibilità finanziaria della Cassa nel lungo periodo.
Dal punto di vista assistenziale si segnalano costi in previsione 2021 per 5,815 milioni di euro (di cui 5,6 milioni di euro per gli oneri relativi alla polizza sanitaria), rilevando un andamento pressoché stabile rispetto alle stime iniziali e alle proiezioni 2020. In riferimento alla situazione emergenziale pandemica in atto, preme sottolineare che la Cassa si è adoperata, di concerto con la Reale Mutua, per porre in essere delle misure di sostegno economico a favore della categoria.
Inoltre in questi giorni, anche alla luce della crescita esponenziale del numero dei contagi, gli Organi della Cassa stanno lavorando sull’identificazione di nuovi sussidi alla categoria, ed in particolare a quei colleghi che siano costretti loro malgrado ad interrompere l’attività professionale causa Covid 19.
La gestione corrente è atta a valutare l’equilibrio dell’Ente nello svolgimento della sua attività istituzionale. Confronta i ricavi contributivi (con l’esclusione dei contributi relativi alla maternità) e i costi per prestazioni correnti (che comprendono tutte le prestazioni istituzionali con l’esclusione dell’indennità di cessazione e dell’indennità di maternità, collocate nelle rispettive gestioni); in altre parole, la generale capacità della Cassa di far fronte alle uscite correnti di natura previdenziale ed assistenziale attraverso le sole entrate contributive.
Il risultato della gestione corrente da un lato è legato alla dimensione della contribuzione versata dai Notai per il tramite degli Archivi notarili in ragione dell’attività svolta (99,79% dei ricavi relativi alla gestione corrente e 87,69% del totale dei ricavi previsti nel 2021) e, dall’altro, all’entità delle pensioni (che costituiscono il 96,64% delle prestazioni correnti generali e il 74,14% del totale dei costi previsti del 2021).
In considerazione dei valori previsti per il prossimo esercizio, l’indice generale della gestione corrente sarà pari a 1,15, per un saldo netto tra contributi e prestazioni (previdenziali e assistenziali) pari a 34,263 milioni di euro (contro 28,400 milioni di euro stimati nella proiezione finale del corrente esercizio).
Nell’ambito della gestione corrente è stata identificata in maniera puntuale la differenza generata dal raffronto dei contributi correnti con le sole uscite previdenziali (pensioni e assegni di integrazione), ossia il saldo della gestione corrente previdenziale che dovrebbe attestarsi nel 2021 sui 40,078 milioni di euro, contro un saldo quantificato nelle proiezioni 2020 in 34,100 milioni di euro. L’indice di equilibrio della gestione previdenziale per il 2021 sarà pertanto pari ad 1,18.
I ricavi lordi della gestione immobiliare sono previsti nel 2021 in 10,704 milioni di euro, in aumento del 2,73% e del 5,21% se rapportati rispettivamente alle previsioni iniziali (10,419 milioni di euro) e alle proiezioni finali 2020 (10,174 milioni di euro). Tale andamento è giustificato principalmente dall’accoglimento da parte degli Organi della Cassa di alcune istanze di riduzione temporanea del canone per conduttori del settore alberghiero, in considerazione del crollo dei fatturati causato dall’epidemia in atto e dalle misure di contenimento della diffusione del virus.
Prudenzialmente in diminuzione, rispetto alla proiezione finale 2020, vengono stimate invece le rendite lorde del patrimonio mobiliare, quantificate nel loro complesso in 22,033 milioni di euro (contro 46,735 milioni di euro in proiezione finale 2020).
Le rendite patrimoniali, al netto dei relativi costi di produzione, garantiranno presumibilmente alla Cassa nel 2021 una entrata netta di 22,421 milioni di euro (36,181 milioni di euro nelle proiezioni finali 2020) che coprirà solo parzialmente la spesa derivante dall’ indennità di cessazione, prevista per il prossimo anno in 40,660 milioni di euro (valore di poco inferiore rispetto ai 42,450 milioni di euro stimati nella proiezione finale 2020).
Il risultato della gestione patrimoniale è quantificato pertanto nella proiezione finale 2020 in -6,269 milioni di euro, facendo rilevare comunque un sensibile miglioramento rispetto alle previsioni iniziali di -27,363 milioni di euro, mentre è previsto nel 2021 per -18,239 milioni di euro, come si evince dalla tabella sottostante. Proprio al fine di contenere gli squilibri indicati è in definizione il processo complessivo di analisi degli aspetti economico/previdenziali e, conseguentemente, il successivo iter autorizzativo previsto nel rispetto del quadro normativo in vigore.
L’andamento delle rendite nette del patrimonio investito, a copertura delle indennità di cessazione, trova rappresentazione nell’indice della gestione patrimoniale (vedi grafico seguente); tale indice, che in proiezione 2020 è pari a 0,85, nel prossimo esercizio 2021, presumibilmente, si attesterà a 0,55, evidenziando di conseguenza una minore copertura degli oneri per la cessazione.
Le spese di funzionamento dell’Associazione graveranno presumibilmente nel 2021 per 7,685 milioni di euro (stime prudenziali), facendo rilevare nel loro complesso un incremento rispetto alla proiezione finale dell’esercizio in corso (7,492 milioni di euro).
Si rileva l’incremento nella stima dei costi 2021, rispetto alle proiezioni finali 2020, per la categoria “Personale” per 73 mila euro, “Organi amministrativi e di controllo” per 34 mila euro e per le categorie “Materiale di consumo”, “Utenze varie”, “Servizi vari”, “Spese pubblicazione periodico e di tipografia” e “Altri costi” per 87 mila euro totali. Risulta invariato invece il budget previsto per la categoria “Compensi professionali e lavoro autonomo”, quantificato in 490 mila euro totali.
In particolare si rappresenta come l’andamento dei costi previsti nel 2021 per la categoria del “Personale” sia correlato agli effetti economici del rinnovo del CCNL di categoria scaduto il 31/12/2018 e sottoscritto il 15/01/2020, mentre per “Organi amministrativi e di controllo”, ai minori costi rilevati nell’esercizio in corso per le riunioni effettuate in audio/video conferenza dal periodo di lockdown, quali misure di contenimento della diffusione epidemica da Covid 19 (si rileva infatti una riduzione della categoria rispetto al preventivo 2020 del 7,15%).
In riferimento alle spese di funzionamento si segnala ancora che negli anni la Cassa ha adottato una politica mirata al contenimento dei costi di gestione, fermo restando la necessità di mantenere adeguati standard qualitativi dei servizi resi, a salvaguardia della piena funzionalità degli Uffici. Il grafico mostra la riduzione della stima dei costi per le categorie «Materiale sussidiario e di consumo» e «Utenze varie» dal 2010 al 2021.
La categoria degli “Accantonamenti, ammortamenti e svalutazioni” è iscritta nella previsione 2021 in 3,970 milioni di euro contro i 12,970 milioni di euro quantificati nella proiezione finale 2020 (-9,000 milioni di euro). Entrando nel dettaglio, nelle previsioni 2021 non sono stati valorizzati accantonamenti al “Fondi rischi diversi patrimonio immobiliare” e al “Fondo rischi diversi patrimonio mobiliare” (anche in considerazione degli oneri appostati nella proiezione 2020 rispettivamente di 2 e 7 milioni di euro), mentre si rileva invece un “Fondo di riserva” per 1,5 milioni di euro, quest’ultimo a copertura degli eventuali oneri eccedenti le previsioni iniziali. L’assenza di una previsione formale sul possibile andamento della gestione patrimoniale nel triennio successivo (2022/2024) non consente anche per il 2021 la valorizzazione del “Fondo integrativo previdenziale”, al pari di quanto accaduto nei passati esercizi. Secondo le proiezioni ufficiali compendiate nel riclassificato economico pluriennale di cui all’art. 2 del D.M. 27 marzo 2013 (triennio 2021/2023), il “Fondo integrativo previdenziale” non necessiterà di integrazioni nell’esercizio in corso ma dovrà essere invece ridotto di circa 5 milioni di euro che verranno contabilizzati nella categoria “Altri ricavi di gestione” (quantificata in proiezione 2020 per 7,076 milioni di euro, contro una previsione iniziale di 1,936 milioni di euro). Si ricorda che il “Fondo integrativo previdenziale” è stato costituito nel 2014 al fine di garantire la copertura del potenziale disavanzo della gestione patrimoniale previsto nel triennio successivo a quello di riferimento, generato dalla contrapposizione delle rendite patrimoniali nette agli oneri per le indennità di cessazione.
Di seguito si riporta sinteticamente, suddivisa per categoria, la valorizzazione delle previsioni iniziali 2020, delle proiezioni 2020 e delle previsioni per il prossimo 2021.