Previdenza complementare, si apre il dibattito

Pappa Monteforte: “Decidere oggi, in maniera consapevole, il proprio futuro”.

Editoriale di Vincenzo Pappa Monteforte, Presidente Cassa Nazionale del Notariato

Esperti e politici a confronto sul palco della prima Convention organizzata dalla Cassa Nazionale del Notariato, dedicata a “Previdenza complementare e <giusto> compenso professionale”. 

Il tema, di grande attualità, merita un’attenzione non estemporanea – come, invece, è stato fatto troppo spesso – correlando gli argomenti economici, oltreché alla finanza e alla politica monetaria, alla demografia e alla previdenza. 

Ci si rende sempre più conto che i malesseri dell’economia (americana o europea che sia) non possono essere risolti con le sole manovre sui tassi di interesse.

E anche i corpi intermedi devono far sentire in proposito la propria voce, offrire un contributo finalizzato ad orientare i decisori politici, supportati da chi quotidianamente vive il peso di certe scelte strategiche, a volte, non coerenti rispetto al quadro d’insieme.

L’auspicio è che l’occasione serva a far muovere i primi passi verso una sorta di “simposio di Jackson Hole”, nel corso del quale i maggiori esperti, unitamente ai responsabili dell’azione di governo, discutano di previdenza.

I dati e le analisi che vengono puntualmente pubblicate non sempre sembrano muoversi nella stessa direzione.

Secondo l’ultimo report Covip, si riscontra l’aumento delle adesioni alle forme di previdenza complementare (a fine 2023  9,6 milioni), stesso dato rilevato da Ania (l’Associazione nazionale delle Assicurazioni) che sottolinea come  il numero rappresenti poco più di 1/3 della forza lavoro.  

Invece, per Assogestioni, “quasi il 40% dispone di una posizione di previdenza complementare e tra questi il 48% ha scelto un fondo pensione negoziale. La previdenza complementare italiana raccoglie un patrimonio che a fine 2023 aveva un valore di 223 miliardi di euro e i fondi pensione negoziali rappresentano la quota più rilevante tra le diverse forme previdenziali, gestendo il 30,5% del totale. Nel corso del 2023 la previdenza complementare ha 14,6 miliardi di euro (senza considerare i fondi pensione preesistenti), di cui il 44% i soli fondi pensione negoziali”.

Ma numeri a parte al centro del dibattito non può che esserci la sostenibilità del sistema, pubblico e privato, e l’adeguatezza delle prestazioni future. 

L’inverno demografico è, ormai, una realtà, la discontinuità lavorativa, insieme al calo dei redditi, non fanno che attivare un “giusto allarme”, al quale si può rispondere esclusivamente con la consapevolezza dell’oggi e lo studio di nuovi strumenti, norme e pianificazione del cammino futuro, con un’attenzione maggiore verso giovani e donne”.

Il calo demografico non è, tra l’altro, un problema italiano, Paese il nostro nel quale – come ha osservato il Governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta – il debito pubblico non è di poco conto: per pagare gli interessi, la spesa è pari ai fondi destinati all’istruzione. Al punto, da far aprire una procedura europea per disavanzo eccessivo.

Il calo demografico ha, oramai, dimensioni planetarie!

Un recentissimo rapporto delle Nazioni Unite ha stimato che nel 2100 la popolazione mondiale sarà inferiore del 6%, ovvero di 700 milioni, rispetto a quanto previsto nel giugno 2013. Quindi, riduzione dei giovani mentre gli anziani continueranno ad aumentare. In Italia, secondo una previsione Istat, il rapporto tra il numero di individui in età lavorativa e gli anziani, oggi pari a circa 2,5 contro 1, scenderà al livello di 1 a 1 entro 30-50 anni. Una modifica strutturale del c.d. “sistema lavoro - pensioni" si renderà necessaria tra 20-30 anni e non già all'inizio del Ventiduesimo Secolo come si riteneva fino a ieri.

Appena qualche giorno fa, sulla stampa quotidiana, si citavano i dati di un lavoro curato dalla Cgia di Mestre: nel Mezzogiorno si pagano più pensioni che stipendi. E il dato è destinato ad allargarsi al resto del Paese!

Addirittura, secondo la stima fatta, entro il 2028 usciranno dal mercato del lavoro (per raggiunti limiti di età) non meno di 2,9 milioni di italiani, di cui 2,1 milioni attualmente occupati nelle regioni centro-settentrionali.

Senza dimenticare l’intelligenza artificiale e l’innovazione tecnologica, concausa della riduzione del numero dei lavoratori.

Come è possibile, allora, non interrogarsi sulla sostenibilità economica del sistema sanitario e previdenziale?

Ancora un elemento: lo squilibrio esistente tra le diverse aree del Paese.

Nel 2022 il numero dei lavoratori dipendenti e degli autonomi sfiorava i 23,1 milioni, mentre gli assegni corrisposti ai pensionati erano poco meno di 22,8 milioni.

La provincia più “penalizzata” d’Italia è Lecce (differenza pari a meno 97 mila), seguono Napoli (meno 92 mila) e Messina (meno 87 mila). Le più virtuose, dove il numero dei lavoratori ancora supera quello dei pensionati, sono invece Milano, Roma e Brescia.

C’è da decidere come far capire ai giovani che il secondo pilastro pensionistico è sicuramente importante, quale supporto alla previdenza di primo livello.

Ma in quale modo? Sgravi fiscali? Campagne di comunicazione? 

Sicuramente necessita un’azione condivisa tra i decisori politici e gli attori interessati. 

Di entrambi i ricordati strumenti ha parlato, proprio in questi giorni, il Ministro del Lavoro, Marina Calderone, richiamando il trasferimento automatico del tfr ai fondi pensione, in assenza di diversa determinazione del lavoratore (c.d. silenzio assenso).

Lo stesso Ministro ha, però, evidenziato come la poca ed imprecisa divulgazione della previdenza complementare nei confronti delle giovani generazioni, sia stato uno degli elementi che ne ha determinato una scarsa appetibilità.

Eppure, a fine 2023, il totale degli iscritti alla previdenza complementare è arrivato a 9,6 milioni, in crescita del 3,7% rispetto all'anno precedente (quanto alla forza lavoro, la percentuale è del 36,9%).

Con rendimenti di sicuro interesse!

Su un periodo di osservazione decennale, il rendimento medio annuo per le linee a maggiore contenuto azionario è stato pari al 4,5%, a fronte di un tasso di rivalutazione del tfr del 2,4%.

I rendimenti dei fondi stanno battendo quelli assicurati dal TFR, soprattutto nelle linee azionarie. E su questo sarebbe opportuno suggerire profili di rischio più consoni al periodo dell'accumulo del capitale: oggi solo il 10% degli iscritti si affida a linee azionarie, le più redditizie.

Esistono, logicamente, quanto all’ipotizzato trasferimento automatico del tfr, delle “controindicazioni”. Ad es., per le piccole e medie imprese, quelle sotto i 50 dipendenti, che ancora possono contare sull'aiuto finanziario dovuto dal trattenimento nelle loro casse del tfr dei lavoratori che non hanno scelto i fondi pensione. Per le imprese più grandi, quelle con oltre 50 dipendenti, il trattamento di fine rapporto non convogliato nei fondi pensione, è automaticamente trasferito all’Inps.

A parte quest’ultima riflessione, proprio il Presidente dell’Inps, Giuseppe Fava, dal palco di Rimini, in assoluta sintonia con il Ministro, ha affermato: "vogliamo sensibilizzare i giovani e portarli a bordo con noi, in un percorso che li renda coscienti dell'importanza del salvadanaio che hanno in Inps e che sarà loro garantito in futuro".

Qualunque azione si deciderà di mettere in campo  si dovranno fare i conti con le trasformazioni del mercato del lavoro, la possibilità del risparmio del singolo e della famiglia, gli investimenti che il Governo intenderà e potrà fare sulla previdenza complementare. 

Da parte nostra, l’attenzione al tema c’è! Ed è tanta da dedicare la due giorni della nostra prima Convention ad un dibattito trasparente, aperto e costruttivo. 

Siamo consapevoli che in ballo c’è il futuro di intere generazioni di iscritti che ancora investono e credono nella libera professione. Abbiamo la responsabilità di fare il possibile per garantire loro, oltre ad una esistenza adeguata, una vecchiaia dignitosa e serena. 

Credo che siamo ancora in tempo, ma non possiamo illuderci di poter rimandare sine die decisioni coraggiose.

Per leggere il programma della Convention che si terrà a Napoli il 13 e 14 settembre cliccare su https://www.cassanotariato.it/news/convention-napoli.html