Crisi delle libere professioni e riflessi sui sistemi previdenziali

L'editoriale del Presidente della Cassa Nazionale del Notariato, Vincenzo Pappa Monteforte


Da anni i redditi dei liberi professionisti calano, creando forti preoccupazioni sia nei diretti interessati che nelle Casse di previdenza, comunque capaci di mantenere un assoluto equilibrio di bilancio.

Negli anni, come si evince dalla tabella allegata relativa al periodo 2005/2019, si sta assistendo ad una variazione in negativo dei redditi dei liberi professionisti.

 Redditi dei liberi professionisti italiani (fonte: XII Rapporto Adepp) 

VARIAZIONI DEI REDDITI REALI (DEFLATORE IPCA) E NOMINALI (FONTE  ADEPP), CONFRONTO CON PIL ITALIANO (FONTE ISTAT).

 

 Il grafico evidenzia un calo che, nell’ultimo anno preso in considerazione, ha raggiunto il 15% in termini reali. E purtroppo la situazione ad oggi non è migliorata!

Tale contesto è oggettivamente preoccupante non solo per i soggetti interessati, ma anche per le relative Casse di previdenza.

Ecco le motivazioni a base della tavola rotonda su “Crisi delle libere professioni e riflessi sui sistemi previdenziali”, che si terrà il prossimo 27 ottobre, a Roma, presso il Rome Cavalieri Waldorf Astoria Hotel, nel corso del LVIII Congresso Nazionale del Notariato, durante la quale si forniranno dati sempre più attuali per meglio intendere l’universo notarile.

Discutere di “ripartizione attenuata” - cioè di pagamento delle pensioni con i contributi raccolti, meccanismo che presuppone, per logica, un numero “congruo” di soggetti attivi nel mondo del lavoro rispetto ai colleghi a riposo - significa dare per conclamato che certe decisioni volte all’aumento del debito previdenziale assunte nell’attualità, impattano sul futuro, vincolando chi verrà dopo di noi, seppur estraneo alle determinazioni di questo particolare momento storico.

C’è un principio elementare da condividere: come per il bilancio statale, qualsiasi manovra deve indicare le misure di copertura.

Bisogna operare all’interno di una cornice programmatica ampia e coerente, dopo accurate valutazioni tecniche. Con senso di responsabilità, lontani da qualsiasi dichiarazione o promessa demagogica.

Sulla base, però, di certezze maturate nel tempo, peculiari al mondo notarile, da collocare nel panorama generale dell’allungamento della vita media e delle politiche di welfare, necessarie per il conseguimento di un benessere sostanziale:

1. la quantità degli atti notarili si attesta intorno ai 4 milioni annui ed è rimasta sostanzialmente stabile (vedi grafico per un arco temporale dal 2010 al 2022);

 

2. l’aumento del numero dei notai - definito per legge, sulla base di specifici parametri, ancorati alla popolazione, all’estensione del territorio ed ai mezzi di comunicazione - non può incidere sul volume complessivo del nostro lavoro (ma, anzi, accrescerebbe le difficoltà della categoria, senza assicurare vantaggi alla collettività);

3. il rapporto tra attivi e pensionati è di 1,8 su 1, quando nelle altre Casse professionali è di 9,26 attivi per pensionato.

E se nella categoria il numero degli attivi rispetto ai pensionati è tale - in un contesto, quindi, analogo a quello dell’Italia, cioè della nazione più vecchia d’Europa - per mantenere il bilancio in equilibrio, in assenza di finanziamenti pubblici diretti o indiretti, vietati per legge (articolo 1, D. Lgs. 509/1994), risulta imprescindibile evitare decisioni estreme quali l’aumento sconsiderato dei contributi versati dai colleghi in esercizio (già a livello “critico”), o la riduzione drastica delle prestazioni offerte agli iscritti.

Bisogna ricordare sempre che il contraltare del miglioramento dell’aspettativa di vita è l’espansione della spesa sanitaria. Considerazione quest’ultima da inquadrare nel panorama di una sanità pubblica che di certo soffre, specie in alcune zone del Paese, nelle quali la scelta regionalistica non ha consentito appieno il rispetto del principio espresso dall’articolo 32 della Costituzione.

L’invecchiamento degli appartenenti ad un qualsiasi ceto professionale, con un processo analogo alla desertificazione demografica, può solo accompagnarlo al declino.

Sembrerà un paradosso, ma la vera risorsa del notariato - così come di altri ambiti lavorativi specialistici - è rappresentata dai giovani. Nell’ultimo quinquennio (2018/2022), i notai di nuova nomina sono stati 757, di cui 357 donne e 400 uomini e – nel complesso – rappresentano il 15% della popolazione notarile attiva al 31 dicembre 2022.

Sono espressione di una qualità elevata di formazione tecnico-giuridica e di perseveranza in un percorso post-universitario di certo non facile. Ecco perché diventa imprescindibile ragionare in un’ottica prospettica, capace di assicurare loro un domani migliore. Pure in questo segmento, però, alcuni segnali destano preoccupazione e possono acuire la già esistente “crisi delle vocazioni”: il repertorio lordo medio registrato dagli under 35 nel primo anno di attività non supera i 20 mila euro e, in alcuni casi - come nel 2020 – si è fermato a poco più di 12.000 euro.

 Il nostro sguardo deve essere rivolto al futuro, alla costruzione degli eventi prossimi, nella consapevolezza di ciò che è stato, in un costante dialogo con tutti gli attori coinvolti nel processo di bilanciamento tra sostenibilità e coesione sociale.

Appuntamento, allora, alla tavola rotonda romana del 27 ottobre 2023.