Cassa Notariato. Dati, analisi, idee e progetti. La tavola rotonda del 27 ottobre

Il Presidente Pappa Monteforte presenta l'evento che si terrà all'interno del LVIII Congresso Nazionale

Presenza sul territorio, competenze trasversali aggiornatevincoli deontologici, difesa della legalità ed infine, da non dimenticare, rapporto fiduciario privilegiato con il cliente: sono questi alcuni punti di forza della nostra professione.

E quali sono o dovrebbero essere quelli di una Cassa di previdenza? 

Sicuramente la gestione oculata e lungimirante del patrimonio e, quindi, dei contributi che versa il singolo iscritto. Ma non basta! 

Oggi al nostro Ente si chiede più assistenza e welfare, perché il sostegno alla categoria - in qualsiasi forma avvenga - è diventato dirimente per affrontare le crisi che man mano si sono susseguite in questi anni: dal Covid, che ha indubbiamente impattato anche sulla nostra professione, alla crisi economica e agli aumenti dei tassi di interesse, che stanno creando sofferenza nel settore immobiliare.

A pagarne le conseguenze è il mercato del lavoro, con forte ricaduta sui redditi.

Negli anni, si sta assistendo ad una variazione in negativo dei redditi dei liberi professionisti. Solo nell’ultimo anno preso in considerazione, la flessione ha raggiunto il 15% in termini reali. E purtroppo la situazione ad oggi non è migliorata, né appare possibile immaginare nell’immediato una inversione di tendenza!

I numeri demoliscono lo stereotipo del notaio sempre e comunque professionista ricco ed affermato: 

a) repertorio notarile netto medio nella macro area del Nord Italia superiore del 30% rispetto al Sud ed alle isole, con la Valle d’Aosta indicata quale regione più ricca;

b) gender gap notarile pressochè omogeneo nelle differenti aree del Paese, con un repertorio per il 65% appartenente agli uomini; 

c) crollo del repertorio notarile netto (flessione del 30% dal 2006 al 2021), con una marcata crisi per i più giovani (il repertorio lordo medio registrato dagli under 35 nel primo anno di attività non supera i 20.000,00 euro e, in alcuni casi – come nel 2020 – si fermato a poco più di 12.000,00 euro) e per coloro che hanno una anzianità di servizio vicina ai 40 anni; 

d) scarsa flessibilità dei costi degli studi notarili, che - di fronte ad un crollo repertoriale del 30% - sono riusciti a ridurre i costi del solo 13%.

La categoria notarile, in più, ha di recente conosciuto i fenomeni del “prepensionamento” e del “calo delle vocazioni”, entrambi sintomi di una sostanziale sconfitta del sistema notariato, tematiche che non possono essere analizzate senza riflettere sulla troppo diseguale ripartizione interna della ricchezza e sul payback, cioè sul tempo necessario per ripagarsi gli studi, comparando costi, mancati introiti e successiva crescita professionale, oramai anche nel notariato vicino ai 10 anni.

Resta, quindi, di vitale importanza far acquisire alla base piena consapevolezza dei temi in discussione, attraverso una formazione permanente, finalizzata a colmare quel deficit di interesse verso un tema che suscita attenzione solo con l’approssimarsi dell’età matura, quando è troppo tardi. 

Ogni dibattito su ipotetiche riforme deve prendere le mosse da una considerazione di fondo: solidarietà, mutualità, patto generazionale e tutela dei più deboli restano le basi del nostro sistema contributivo, ritenuto dai più all’avanguardia, magicamente ideato dai nostri padri fondatori. 

La sicurezza sociale rimane un principio costituzionale cardine, un valore fondante, una esigenza prioritaria dei paesi evoluti, di non facile realizzazione in assenza di una politica lungimirante ed attenta al giusto bilanciamento tra tutela dei singoli e interesse pubblico. 

Da ciò discende che le incoerenze del sistema – oggettivamente discriminatorio nei confronti della previdenza volontaria rispetto a quella obbligatoria – non sono risolvibili sul piano interpretativo, ma richiedono un intervento legislativo che tenga conto della incostituzionalità della normativa vigente.

E’, inoltre, un dato conclamato che le politiche in materia previdenziale debbano essere orientate dall’esigenza di garantire la sostenibilità del sistema, che i requisiti anagrafici (l’innalzamento dell’aspettativa di vita è una certezza per l’Inps) e contributivi, senza aumenti indiscriminati, rappresentano gli strumenti attraverso i quali si può attenuare la spesa generale e consentire l’equilibrio gestionale nel medio/lungo periodo. 

Non bisogna dimenticare il rapporto attuale tra pensionati e notai in esercizio: la percentuale nelle altre Casse professionali è pari sostanzialmente a 9,26 attivi per pensionato, quando il dato notarile, invece, è di 1,8 attivi per 1 pensionato.

Discutere di “ripartizione attenuata” - cioè di pagamento delle pensioni con i contributi raccolti - significa dare per conclamato che certe decisioni volte all’aumento del debito previdenziale assunte nell’attualità, impattano sul futuro, vincolando chi verrà dopo di noi, seppur estraneo alle determinazioni di questo particolare momento storico.

C’è un principio elementare da condividere: come per il bilancio statale, qualsiasi manovra deve indicare le misure di copertura.

Bisogna operare all’interno di una cornice programmatica ampia e coerente, dopo accurate valutazioni tecniche. Con senso di responsabilità, lontani da qualsiasi dichiarazione o promessa demagogica.

Sulla base, però, di certezze maturate nel tempo, peculiari al mondo notarile, da collocare nel panorama generale dell’allungamento della vita media e delle politiche di welfare, necessarie per il conseguimento di un benessere sostanziale.

E se nella categoria il numero degli attivi rispetto ai pensionati è tale - in un contesto, quindi, analogo a quello dell’Italia, cioè del paese più vecchio d’Europa - per mantenere il bilancio in equilibrio, in assenza di un contributo statale, vietato per legge (articolo 1, D. Lgs. 509/1994), risulta imprescindibile evitare decisioni estreme quali l’aumento sconsiderato dei contributi versati dai colleghi in esercizio (già a livello “critico”), o la riduzione delle prestazioni offerte.

Bisogna ricordare sempre che il contraltare del miglioramento dell’aspettativa di vita è l’espansione della spesa sanitaria. Considerazione quest’ultima da inquadrare nel panorama di una sanità pubblica che di certo soffre, specie in alcune zone del Paese, nelle quali la scelta regionalistica non ha consentito appieno il rispetto del principio espresso dall’articolo 32 della Costituzione.

L’invecchiamento degli appartenenti ad un qualsiasi ceto professionale, con un processo analogo alla desertificazione demografica, può solo accompagnarlo al declino.

Sembrerà un paradosso, ma la vera risorsa del notariato - così come di altri ambiti lavorativi specialistici - è rappresentata dai giovani. 

Nell’ultimo quinquennio (2018/2022), i notai di nuova nomina sono stati 757, di cui 357 donne e 400 uomini e – nel complesso – rappresentano il 15% della popolazione notarile attiva al 31 dicembre 2022.

Sono espressione di una qualità elevata di formazione tecnico-giuridica e di perseveranza in un percorso post-universitario di certo non facile. 

Ecco perché diventa imprescindibile ragionare in un’ottica prospettica, capace di assicurare loro un domani migliore. Pure in questo segmento, però, i segnali ricordati in precedenza destano preoccupazione e possono acuire la già esistente “crisi delle vocazioni”.

Il nostro sguardo deve essere rivolto al futuro, alla costruzione degli eventi prossimi, nella consapevolezza di ciò che è stato, in un costante dialogo con tutti gli attori coinvolti nel processo di bilanciamento tra sostenibilità e coesione sociale.

E la tavola rotonda su “Crisi delle libere professioni e riflessi sui sistemi previdenziali” servirà non solo a fare il punto della situazione, fornendo dati sempre più attuali per intendere l’universo notariale, ma a mettere a confronto analisi, idee e progetti. 

Appuntamento, allora, alla tavola rotonda romana del 27 ottobre 2023.

In allegato programma convegno Crisi delle Libere Professioni e riflessi sui sistemi previdenziali (3) (3).pdf